Cassetedde irresistibili una tira l’altra

Esiste da sempre una correlazione tra Calabria e Sicilia per innumerevoli motivi. Uno fra i tanti lo ritrovo in un dolce tipico dell’una e dell’altra regione. Ciò che mi sorprende però, è che accomuna la punta estrema occidentale della Sicilia e cioè Trapani, con il nord della Calabria e cioè Cosenza. In particolare per quanto riguarda me, Marano Marchesato. Sia qui che lì infatti è in uso il termine dialettale cassetedda, per identificare un delizioso fagottino, ripieno di ricotta con a volte cioccolato. Ciascuna delle due tipicità, conserva e tramanda la propria ricetta e il proprio ripieno, che non si differenziano un granché tra loro. Mentre, per quanto riguarda la cottura, essendo dolci per il periodo che va dal Carnevale alla Pasqua, passano agevolmente dall’essere fritti, all’essere infornati.

Cassetedda ritrovata

Armata di curiosità e pazienza, sono andata a caccia della storia e della ricetta della mia famiglia, e le ho preparate. Mia nonna materna, così il racconto di mia madre, oltre che per le feste, le preparava per la merenda, quella più ricca o per il pranzo domenicale. Ma ciò che ho recuperato dalla sua memoria, sono i tagli e la forma particolare delle loro, e anche delle mie, cassetedde.

Come preparare le cassetedde

Cassetedde irresistibili una tira l'altra
Cassetedda tonda, nella sua forma originaria in uso a Marano Marchesato, e a forma di mezzaluna.

Pochi gli ingredienti, per la sfoglia, uova, zucchero al velo, burro, liquore all’anice e farina. Lo stesso per il ripieno, ricotta, zucchero, scorza di limone grattugiata, e facoltativo, scaglie di cioccolato. Ma per come è vivo anche il mio ricordo, ottime con la mustarda calabrese.

Ammassati gli ingredienti e formato sul ‘timpagnu’ un panetto liscio e non appiccicoso, si tira la sfoglia, e con il bordo di un bicchiere, si ritaglia a cerchi. Ogni pezzo, farcito con il ripieno scelto, viene chiuso a forma di mezza luna, sigillando i bordi e ripassandoli con i rebbi di una forchetta.

Cassetedde irresistibili una tira l’altra.

Si friggono in olio profondo, io utilizzo quello d’oliva, si asciugano su carta paglia, e in un piatto di servizio si spolverano con zucchero al velo e cannella, ‘a gusto’. ‘A fagurire’.

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