Diatriba di gnocco
C’è gnocco e gnocco, ma io di gnocco ne conosco uno solo. A casa mia, sin da bambina, lo gnocco si faceva, e si fa, con patate lesse setacciate e farina.
Mia madre, la domenica mattina preparava l’impasto che bisognava stendere in bastoncini, tagliare in tocchetti a misura di falange e fare rotolare sul setaccio rigato della nonna. La cura di imprimere, con il dito l’incavo e con i fustelli una lieve rigatura, era per dare forma al piccolo esercito in attesa di cottura prima e per trattenere l’intingolo di sugo in cui veniva tuffato dopo. Così, ogni gnocco prendeva forma nelle infinite domeniche, in infinite roteazioni per infinite porzioni.
Nella vita poi, mi è capitato di incontrare lo gnocco con l’aggiunta di uovo. Da non crederci! Lo gnocco, per me, è fatto solo con due ingredienti e basta: patate (e non una qualsiasi) e poca farina e più soffice è, più buono è. Cosa c’entra allora l’uovo, che lo rende duro e tenace? Dopo una lunga diatriba su cosa è gnocco e cosa non lo è, quel giorno scettica davanti a quel piatto, assaggio. Lo sapevo, sono callosi e per me quindi non sono gnocchi. La diatriba continua e la voglia di spuntarla aumenta, così mi documento e mi faccio un pò di storia e saltando a campana di qua e di là nel corso del tempo, scopro che gli gnocchi hanno una lunga e tutta italiana storia.
Gli gnocchi più antichi ritrovati sono dell’età del bronzo e sono formati da un impasto di farina di cereali, macinati in modo grossolano; tra il 1300 e il 1500 d.C. l’impasto veniva realizzato con frutta secca, pane raffermo e latte, erano gli zanzarelli e canederli; nel XVII sec. il composto precedente veniva sostituito da farina, acqua e uova, prendendo il nome di malfatti (il nome sarà un caso?). Così facendo, salto a piè pari nel periodo decisivo e mi do ragione: nel XIX sec., dopo molti anni dall’importazione delle patate, gli gnocchi le incontrano e non le lasciano più. Addio uovo e addio acqua, finalmente con patate e farina q.b. si realizzarono gnocchi come lo si fa tutt’ora. Il gioco dunque è fatto e mi dichiaro vittoriosa!
Alla fine del mio girovagare, mi ricredo però sulle sue possibilità, che sono davvero tante e di versioni degli gnocchi ce ne sono molte. La sua evoluzione millenaria, però, vuole che lasci la storia per l’età contemporanea, con due ingredienti e basta. Lo gnocco perciò è uno solo e anche se adesso, mi concedo di osservarlo da diversi punti di vista, lo faccio sempre con accentuato sospetto. La storia passa, ma la diatriba resta …quale migliore occasione per sfoderare l’attacco, ammassare l’impasto e, diatriba o no, stapparci una birra su e non pensarci più!