La cr di crocchè

Termine onomatopeico per eccellenza per me, che rimanda a una percettibile crosta, croccante, saporita, leggera, che preannuncia un fumante vapore, denso di particelle volatili, che salgono nelle narici e lì restano dal primo morso, accompagnato da un profondo respiro con il naso dentro.

Caldo, avvolgente, ustionante e il palato devastato da quel boccone. Sventolare la mano non basta, bisogna dare ripetuti colpi di fiato, e relative smorfie, per riuscire a raffreddare, ingoiare e cercare di assaporare una crocchetta appena cucinata. Quella di patate, per antonomasia, campeggia avvolta nella carta paglia e lì lascia la forma, per il fritto e per la stretta fra le dita alternate, bollenti loro, cocente lei. Che il detto ‘le patate arrivano calde fino in America’ trova qui un suo fondamento.

Mentre, rimanendo al di qua dell’oceano, l’efficace francesismo croquette (da croquet, croccare), attraversa il tempo e consolida la crocchetta a disincantato street food postmoderno. Queste, di pasta e patate, sono molto semplici da realizzare, soprattutto se si hanno i due ingredienti cucinati, per qualche altra preparazione, in precedenza.

In una ciotola amalgamare, in pari quantità, gli spaghetti a cottura al dente e conditi in bianco con le patate cotte al vapore, affinché non trattengano acqua. Aggiungere sale, pepe nero, prezzemolo e curcuma, in proporzioni e secondo il proprio gusto. Realizzare le crocchette di forma ovale, oblunghe vuole la dicitura, pressando bene tra le mani l’impasto. Per facilitarne la cottura, una padella antiaderente tipo lionese, olio evo fino a metà delle pareti e quando questi sarà ben caldo, cuocerle dorandole e rosolandole da entrambe le parti.

Voilà, una versione facile e dinamica. Le crocchè saranno croccantissime, per gli spaghetti quasi tostati all’esterno, poi croccanti, poi morbide, poi cremose per le patate, man mano che affondiamo verso l’interno.

Les jeux sont fait, madame et croquer, mais… attention s’il vous plait!

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