Eurhop 2017
Resoconto double face

Altro articolo del nostro amico Daniel D’Alù.
Un diario personale su una delle manifestazioni birrarie più importanti.
Daniel parla della sua esperienza al di qua e al di la del bancone di un festival di questa portata.

 

 

Eurhop 2017, Il Festival, giunto ormai alla quinta edizione, è per me l’evento birrario più importante che abbiamo attualmente in Italia, e uno dei più importanti in Europa. In particolare l’edizione di quest’anno è stata decisamente la più bella di quelle a cui ho partecipato (purtroppo mi sono perso la prima).
Come da prassi, la selezione dei birrifici è stata effettuata da Manuele Colonna e lo staff del Ma Che Siete Venuti a Fà, celeberrimo pub romano situato nel cuore di Trastevere.
69 birrifici presenti e 2 locali che hanno portato una selezione di birre francesi (La Fine Mousse di Parigi) e siciliane (Mosaik di Catania), per un totale di 542 birre di 79 produttori diversi, provenienti da circa 13 Paesi.
Il festival è stato affollatissimo, anche più degli altri anni, e si è svolto, come sempre, nella suggestiva location del Salone delle Fontante, a Roma, nel quartiere Eur.
Ovviamente non mancava la proposta food all’interno del Salone a cura di Palombini, e stand di street food all’esterno. L’ingresso era a pagamento (ingresso singolo 10€), comprensivo di bicchiere, sacca porta bicchiere, guida alle birre presenti e 3 gettoni. All’interno le consumazioni prevedevano un pagamento in gettoni da cambiare alle casse, del valore di 1€.

Lavorando dietro le spine per i tre giorni del festival ho avuto modo di provare tantissime birre, ma ho anche dovuto rinunciare a provarne altre che mi ero prefissato di bere.
Se visitare un festival del genere come semplice appassionato è un gran piacere, stare dall’altro lato del bancone è di certo stancante, ma decisamente divertente e ti permette di relazionarti con moltissime persone.

Quest’anno sono stato fisso nella zona dei birrifici USA e ho passato bellissimi momenti con i birrai e gli altri ragazzi alle spine. Si tratta di un’esperienza che consiglio di fare almeno una volta a tutti gli appassionati.
Eurhop è anche un’occasione di cui si approfitta per rivedere un po’ di amici, siano essi bevitori, geek, birrai o altri addetti ai lavori, e passare del tempo insieme, ovviamente bevendo qualche birra (responsabilmente).

Ma veniamo alle birre. Ne ho bevute tante e assaggiate ancora di più. Si, certo, le ho segnate da bravo geek quale sono, ma non è questo il luogo in cui fare l’elenco completo. Mi limiterò a lasciarvi una lista, non una classifica di gradimento, delle birre che mi hanno colpito di più in quei 3 giorni.
Vento Forte (Bracciano – RM)
Ninfa: Fantastica sour ale con albicocche, tantissime albicocche, dalla grande bevibilità.
Sheepes: New England IPA da 7% abv che si attesta tra i migliori esempi dello stile in Italia.

Birra Elvo (Graglia – BI)
Pils Rottenburger: Kellerpils spillata dalla botte a caduta, si beve che è un piacere.

Hammer (Villa d’Adda – BG)
Workpiece American IPA: Interpretazione di una West Coast IPA prodotta con lievito Vermont, probabilmente il trait d’union tra WC IPA e NE IPA. La caratteristica morbidezza del lievito Vermont unita all’amaro deciso e all’intenso aroma di agrumi e frutta esotica.

Extraomnes (Marnate – VA)
42db: Saison da 3,5% abv, una session saison insomma, probabilmente la birra definitiva da bere tutto il giorno.

Jester King (Austin, TX – USA)
Atrial Rubicite: LA birra del festival, un’esagerazione di lamponi, ben 500g/litro, in questa birra. Imponente, intensa, pulita, lunga. Lampone persistente dall’inizio alla fine. Ne senti il profumo al naso, lo ritrovi in bocca durante la bevuta e permane a lungo.
Biere de Coupage: Blend tra una non meglio precisata farmhouse ale e la Spon (la loro birra a fermentazione spontanea). L’eccellenza e l’eleganza dei migliori produttori di fermentazioni spontanee del Belgio, prodotta però in Texas. Chapeau!

The Veil (Richmond, VA – USA)
Single Origin Hornswoggler: Milk Stout da 7% abv con aggiunta di caffè. Birra estremamente piacevole e godereccia, che rischia quasi di diventare sessionabile se paragonata al grado alcolico che hanno solitamente birre con simili caratteristiche.
Never Never Aloha Aloha: Gose realizzata con l’aggiunta di sale rosso Hawaiiano, che matura con purea di ananas, mango, frutto della passione, guava, arance rosse e ciliegie. In pratica un fruit punch Hawaiiano alcolico. Aspra e carichiissima di aromi e sapori tropicali. Mi ha fatto ripensare subito alla Miami Madness di J Wakefield Brewing, birra che adoro.

Other Half (Brooklyn, NY – USA)
Double Dry Hopped All Citra Everything – Double IPA con doppio dry hopping 100% Citra.

Purtroppo però c’è anche qualche aspetto negativo, che spero vivamente sia migliorabile. Mi riferisco all’offerta food; ai pochi bagni perennemente pieni; infine alla posizione tutt’altro che strategica degli sciacqua bicchieri. Gli ultimi due punti critici probabilmente sono dettati dalla location. Forse in previsione di crescita una location più fruibile, o user friendly per dirla con altri termini, potrebbe essere la scelta vincente.

Il pensiero già vola al prossimo Eurhop, chissà cosa ci faranno bere. 🙂
Cheers!

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