Intervista a Manuele Colonna

Manuele Colonna vuole dare solo grandi soddisfazioni ai suoi clienti, che siano dei suoi locali (Ma che siete venuti a fa oppure Bir&Fud a Roma) o che siano i visitatori di Eurhop.
E per dare grandi soddisfazioni ci vogliono prodotti di ottima qualità e grande attenzione nel trattarli.
La situazione italiana è in un periodo che potrebbe sembrare di fermento, ma Colonna invece lo definisce di risacca: un periodo che potrebbe essere la prova del nove per il mercato della birra artigianale. Tutto questo legato anche al fatto che, pur avendo un buon numero di produttori artigianali, Colonna ne individua di ottima qualità circa il 10%, il che vorrebbe dire, se mettessimo dentro anche i beerfirm, che si beve molto bene solo quando la birra proviene da circa un centinaio di birrifici.

L’idea, confermata da una due giorni all’Eurhop, è che seguire Manuele può solo darci grandi soddisfazioni, che si può versare alla cieca da una qualsiasi delle spine dei birrifici che invita al festival ed andare a colpo sicuro (gusti permettendo). Giusto per dirne una: per l’Eurhop 2015 sono arrivati fusti via aerea dagli USA di Bagby Beer, Stillwater Artisanal e Oxbow.

Ma come sono cambiate le esigenze delle persone da quando ha aperto nel 2001 il suo primo locale fino ai giorni d’oggi secondo Colonna?

Evoluzione di un cliente:

2003-2004
“Dammi una doppio malto!!!”, “Dammi una chiara!!!”, “Dammi una rossa!!!”, “Dammi quello che è!!!”

2009-2010
“Cos’hai di nuovo?”,

2011-2012
“Damme na IPA!!!”

Oggi
“Dammi una birra che non sia artigianale!”

Parrebbe che i suoi clienti abbiano fatto il primo giro di pista. Sperimentato, assaggiato, degustato così tanto che ora hanno voglia di rompere gli schemi, di forse ritornare alle origini per poi ricostruire. Un approccio minimalista alla bevuta. Oppure potrebbe essere interpretato come un segnale per i birrifici di non uniformarsi, di avere una propria personalità, di non stancare i clienti con birre tutte uguali. E qui l’invito, non solo per chi beve, ma anche per chi produce, di viaggiare e visitare realtà altre, possibilmente piccole e fuori dal mainstream. E per chi vuole iniziare da qualche parte può farlo in Franconia, nei posti che Colonna racconta nel suo libro Viaggio in Franconia, un racconto fiume di posti, birrifici, birre, bevute. Certo dobbiamo muoverci perché, ora che se ne parla così tanto, anche la Franconia potrebbe forse subire  piccoli/grandi cambiamenti.

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