Musa di Calabria
La Nicchia di Cassandra
Made in Mammola

Io ce la vedo Alessandra Ieraci, chef di La Nicchia di Cassandra, nelle sue vite passate e in quelle future a destreggiarsi, con tutte le influenze linguistiche, che caratterizzano il dialetto tipico della città, che vive e che abita. Benvenuti a Mammola recita il grande cartello all’inizio del paese, un insediamento risalente al V sec. a. C. il cui significato (fanciulla, donzella, dal greco antico) per traslato rimanda a colline, alture; incastonata com’è, tra la catena montuosa dell’Aspromonte e quella delle Serre calabresi.

Sarà questo idioma multietnico, una miscellanea di arabo, francese, spagnolo, greco, latino, formatosi attraverso i popoli, che si sono assecondati dai tempi della Magna Grecia, a ispirarla? Certo è, che questa è la terra e la forza, da cui trae l’impeto.

Una volta entrati nella ‘Nicchia’ si hanno due possibilità: scendere una manciata di gradini, per trovare svaporante la cucina, oppure salirne una doppia manciata, più che un predellino, e accomodarsi nella accogliente sala a soppalco. Una qualsiasi fra le due scelta è quella giusta, per intraprendere il viaggio, che la chef conduce sapiente, tra umori e profumi. Dal parapetto, ideale finestrone, che guarda verso l’esterno, si ha la sensazione del movimento e il treno, carico di armonie, tra percussioni e legni, archi e ottoni, intrepido parte a sbuffoni.

Musa di Calabria è il personalissimo progetto di dolce al cucchiaio. Una Musa forte e amara, quasi rabbiosa, nera, ma poi morbida e delicata, bianca, sorprendente. La ‘crema’ lieve, lega e sostiene. Il ‘caffè al Ganoderma lucidium’, inzuppa il biscotto. La ‘polvere di liquirizia di Calabria’, delinea, lucida e cela. Radici e fusion nel tipico coccio.

Ecco, la Calabria non è mai una unica e sola, nei fianchi rinfrescati dal mare e nella spina dorsale appenninica che l’attraversa, divisa questa terra appare, ma che a ben guardare, ben fermi tiene a se stretta. Qui il ‘Sentiero dei Greci’, la più breve e importante via di comunicazione delle antiche popolazioni, che dallo Jonio raggiunge il Tirreno da millenni; allora come adesso, arrivati fin sulla cima boschiva si mirano in un solo colpo d’occhio, entrambe le coste, gli orizzonti e la macchia mediterranea calabresi.

Musa di Calabria è un tramite che unisce, attraverso l’idea di dessert di Alessandra, il vecchio e il nuovo, l’antico e il contemporaneo, le persone e i territori, nell’ottica di collaborazioni e promozione. Un connubio riuscitole molto bene e poiché, a La Nicchia di Cassandra ‘il mangiar bene è un vizio di famiglia’, il plauso va all’executive direttrice e a tutta l’orchestra.

‘Gente di Nicchia’ (cit. Marica I.), à la prochaine!

 


			    

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