Patane ‘mbacchiuse
Con l’arrivo di settembre si cavano le patate della Sila. I miei amici, che le coltivano senza aggiunta di nulla, se non della terra dell’altopiano, dell’acqua piovana e del tempo che scorre, ne producono una piccola quantità per se e per quei pochi che riescono a prenotarle per tempo, ed è ciò che mi premuro di fare anche io da un settembre all’altro.
Le patane ‘mbacchiuse sono una fra le ricette della cucina tradizionale cosentina, facili da preparare e molto gustose da mangiare, dove ognuno se la suona e se la canta nella propria discendenza familiare, migliore, ovviamente, di tutte le altre. Proprio per questo motivo, il solo consiglio che mi sento di dare è di prepararle quando si ha anche altro da fare, perché come viene quasi dimenticato il tubero a dimora, anche le patane da ‘mbacchiare possono essere quasi dimenticate in padella.
Tempo fa, nel menù di un ristorante qui in zona abbiamo letto, con non poche perplessità “patate appiccicate”, come se italianizzandole acquistassero dignità di servizio. Così penso agli spaghetti aglio e oglio piuttosto che spaghetti aglio e semplice olio… avrebbero lo stesso profumo nel soffritto?
Volendo renderle omaggio, lavarle, sbucciarle e tagliarle a fette, né troppo spesse né troppo sottili, aggiungere un generoso giro d’olio evo in una padella che le contenga in buona quantità, e cucinarle.
Con un largo cucchiaio girarle e voltarle di tanto in tanto, facendo attenzione a non romperle, e a media cottura regolarle con il sale. Man mano che diventeranno ‘mbacchiuse, cuocerle finché saranno raccolte a pacchetti tipo millefoglie, dorate o più rosolate fuori, e morbide dentro.
Calde, tiepide o a temperatura ambiente, sono una tira “appiccicata” all’altra, squisita bontà e se, prepararle con o senza cipolla, la storia non finisce qua!