Il terroir dello Scotch Whisky – Il resoconto
2 luglio 2016, caldo afoso, Italia-Germania (Europei) alle 21.00, a pochi passi dal calamitico mare di Locri. Tutto in perfetta congiunzione astrale affinché la serata dedicata allo Scotch Whisky fosse un completo flop. Va dato merito a Claudio Riva per la sua più totale inconscienza nello scendere da Lecco in Calabria con questi presupposti. O forse devo rivalutare la mia capacità di persuasione 🙂 .
Fatto sta che tutto fornisce un caso di studio interessante per chi realizza modelli previsionali per capire il comportamento sociale. O forse ben conoscevo le variabili in gioco: posto magnifico (Officina PAB), personaggio di tutto rispetto (Claudio Riva) e collettore di riguardo (Do di Malto). Ma la variabile decisiva è stata la passione, quella di persone che fanno non pochi chilometri per avere il piacere di cose buone dal mondo, che amano la buona compagnia, che la curiosità non li abbandona. Insomma i pianeti si sono allineati nel modo più favorevole possibile.
E cosa si è fatto? Viaggetto in Scozia con 5 potenti macchine per il teletrasporto: 5 whisky dalle 5 aree più significative. Alla console Claudio Riva, nome nel quale ci si imbatte subito se si cerca Whisky, degustazione e divulgazione su qualsiasi motore di ricerca. Anima del sito Whisky Club Italia La nostra è stata un’anteprima, abbiamo fornito una piccola bussola per portersi orientare nel fantastico mondo dei whisky, forse il più complesso degli alcolici esistenti, si potrebbe stare ad annusarlo per un ora e trovare sempre nuovi aromi. Il whisky ci piace anche perché si parte da una quasi birra (manca il luppolo), ci fa sentire a casa, pur regalandoci nel bicchiere espressioni differenti del malto.
Abbiamo ribadito un concetto importante, quello del terroir, e come il whisky è fortemente legato al territorio per uno dei fattori più importanti: il lungo tempo a maturare in un posto magico.
Cosa abbiamo bevuto? Single Malt Whisky: ottenuto per assemblaggio di botti provenienti tutte dalla stessa distilleria.
Allora si parte: due gocce d’acqua nel whisky e svegliamo il mostro nel bicchiere. Naso dentro e via con il viaggio.
Auchentoshan Three Wood
Siamo nelle Lowlands, terre basse, pianeggianti. Il più ‘facile’ dei 5 whisky bevuti. Morbido, suadente, su note cremose, nocciolate, dolci.
Old Pulteney 12 anni
Siamo nelle Highlands, terre alte. Distilleria affacciata sul mare, terre selvagge, aspre, climi freddi. Quindi maturazioni più lunghe. Aroma di miele di acacia, salmastro, leggermente agrumato.
Confezionamento WhiskyClub.it da Glemburgie 19 anni
Siamo nello Speyside, sottozona delle Highlands, con circa il 50% delle distillerie scozzesi (in tutto sono circa 150). Terra non estrema nel clima come il resto delle Highlands e questo ritorna nel whisky con sentori di frutta gialla matura, toffee, miele di tutti i tipi. Denso, masticabile, polposo e a finire menta, balsamico.
Glengyle Kilkerran
Campbeltown, piccola penisola a sud della Scozia. Con le sue tre distillerie oggi funzionanti. Ebbe la sua fortuna prima del proibizionismo, con quasi 40 distellerie attive, per la fortunata posizione, vicino le rotte americane. Glengyle è la più giovane delle tre. Qui la torba e le botti di sherry spagnolo (Jerez de la Frontera) fornisco rispettivamente, grazie al tempo, un bagaglio di note marsalate e vinose e note di frutta rossa che non si trovano negli altri schotch whisky.
Laphroaig Quarted Cask
Da Islay, direttamente dalla patria della torba, unico combustibile possibile in un paesaggio tundroso, arriva il Laphroaig, con i suoi circa 10 anni di maturazione. Affinato nel magazzino n. 1, di fronte all’oceano atlantico, con tutti i sentori di alghe, iodio e salmastro che solo in posti del genere possono entrare in botte. Naturalmente il suo biglietto da visita sono l’avvolgente sentore torbato che si presenta primo fra tutti appena messo dentro il naso.
Insomma non ci resta che aspettare l’episodio numero due di questo meraviglioso tardo pomeriggio d’estate, virato su temperature più rigide questa volta.
Slainte! (Salute!)