La carta delle birre Calabresi

Articolo uscito il 2 gennaio 2017 a firma di Giuseppe Salvatore Grosso Ciponte su Cronache delle Calabrie.

Ancora oggi è inusuale che un ristoratore abbia, insieme alla carta dei vini, la carta delle birre. A casa non siamo abituati a pensare ad una buona bottiglia di birra da offrire ai nostri ospiti a cena. Ma le cose stanno cambiando, il panorama si sta arricchendo. Un ‘nuovo’ prodotto sta facendo capolino ad ogni angolo delle nostre tavole. Capita che qualche commensale sfoggi, davanti al suo piatto, un bicchiere di birra ‘diversa’, che non siamo abituati a vedere pubblicizzata su canali televisivi, giornali, supermercati e affini. Si tratta di birra ar-ti-gia-na-le. Si, artigianale. Il 2016 sarà ricordato come l’anno della definizione giuridica della birra artigianale. Craft beer, come la chiamano gli inglesi. Birre che hanno uno stretto legame con produzioni di piccole realtà imprenditoriali e dove l’estro, la creatività, il carattere del birraio sono profusi nei pochi litri che produce ogni anno: oggi la birra artigianale rappresenta solo circa il 3% del mercato totale della birra. Capire perché se ne consuma così poca è complesso. Molte sono le cause. La prima, la più importante è la passione che i gestori dei locali dovrebbero avere nel proporre birra di questo tipo. Perché? A risponderci potrebbe essere Agostino Arioli, il birraio di uno dei birrifici artigianali più importanti d’Italia, Birrificio Italiano, che, intervistato qualche tempo fa su dodimalto.it, affermava anche in quell’occasione che per lui una birra è artigianale quando non è pastorizzata, è senza additivi, non è filtrata, né centrifugata, bevuta giovane e conservata al freddo. Si capisce bene allora che portare nel bicchiere dei propri clienti un buon prodotto vuol dire tanta passione e vuol dire, non scordiamocelo, avere clienti sensibili, che diano il giusto valore economico a tutto questo. Certo è che la birra artigianale, per sua natura, ha vita breve comunque. Quindi si dovrebbero bere produzioni locali per avere maggiore possibilità di bere una birra in forma e aumentare le possibilità che i birrifici del nostro territorio possano crescere in qualità e numero. La storia della birra è millenaria, seimila anni almeno. La storia della birra in Calabria è giovanissima, ma abbiamo sempre più  storie da raccontare, sull’acqua, il malto, il luppolo, il lievito e quanto altro l’estro dei più di 10 birrai calabresi può darci. Una per tutte la storia dei fratelli Barritta che, imparato il mestiere nel New Jersey da Tom Baker, ritornarono nel 2006 a Spilinga con sotto braccio un impianto canadese da 23 ettolitri. Loro i primi e inconsapevoli rappresentanti in Calabria della rivoluzione birraria che si alimenta in tutta Italia dal 1996, anno di nascita dei primi birrifici artigianali. Ecco cosa succede quindi: le birre non sono più semplici bottiglie esposte, dove una vale l’altra, dove i gusti sono spesso omologati. Ogni bottiglia diventa una storia da raccontare, diventa pretesto per parlare di cultura e tradizione. La birra sarebbe un ponte fantastico per la nostra cultura agricola, ci darebbe la possibilità di reinventare l’uso di prodotti come mandarini, cedri, bergamotto, fichi, castagne. E nella terra degli Enotri potrebbe essere interessante fare anche nostro uno stile italiano riconosciutoci in tutto il mondo, quello delle Italian Grape Ale, birre prodotte utilizzando anche uva. Insomma la birra abbraccia stili diversissimi uno dall’altro e questo, a meno di una intolleranza al prodotto, rende quasi impossibile che qualcuno non trovi una birra di suo gusto. Da birre poco alcoliche e profumi delicati a birre molto strutturate e complessità aromatica. Ne abbiamo per tutti i colori, sentori, sapori. Basta cercare, essere curiosi. E allora, un giorno… Non sarà più inusuale che un ristoratore fornisca, insieme alla carta dei vini, anche la carta delle birre. Ricordandoci sempre che chi beve bene beve anche meno, perché l’appagamento inizia con i sensi. E’ l’insoddisfazione di quello che si ha nel bicchiere che spesso porta a frenetiche bevute. Buona birra artigianale a tutti!!!!

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