La Whitelady di Gladium un piacere che riconosci dalla bevuta dissetante
Articolo uscito il 16 gennaio 2017 a firma di Giuseppe Salvatore Grosso Ciponte su Cronache delle Calabrie.
Un bicchiere di birra ha sempre qualcosa da raccontare. Basta prestargli attenzione. Assaporarne i suoi tantissimi secoli di storia. Come quando si beve una weizenbier, la birra di frumento tedesca, la “non filtrata” per eccellenza, quella che tutti conosciamo, che abbiamo assaggiato almeno una volta nella vita. Il suo potrebbe essere il racconto di quando la produzione fu concessa alla sola famiglia al potere in Baviera nel 1516, quando Guglielmo IV promulgò il Reinheitsgebot, l’Editto di Purezza, che obbligava al solo utilizzo, come ingredienti, di acqua, malto d’orzo e luppolo (all’epoca non si sapeva cosa fosse il lievito). Una legge in aiuto ai panettieri in un anno disastroso per la raccolta del frumento, che occorreva sottrarre ad altri usi che non fossero quello della panificazione ed evitare, quindi, l’uso per la birrificazione. Da allora molto è successo, l’Editto è stato abolito, e le weizenbier sono tornate ad essere prodotte liberamente. Queste birre sono caratterizzate da odore di banana e chiodi di garofano, rinfrescanti nella bevuta, dal sapore leggermente metallico e acidulo, il tutto coronato da un bel cappello di schiuma. La weizenbier moderna ha origine nel 1872 con la birreria Schneider, che ebbe dai nobili del tempo la concessione per la produzione.
Con il Reinheitsgebot nasce, involontariamente, una delle prime leggi di anticontraffazione degli alimenti. Difatti nella produzione spesso si utilizzavano aromatizzanti non sempre edibili, come, ad esempio, la resina di pino. L’aver limitato gli ingredienti ha avuto l’effetto benefico di evitare sostanze dannose alla salute. Un aneddoto dell’epoca racconta che i funzionari del Re, quando dubitavano del rispetto dell’Editto, versavano su una panca la birra da “analizzare” e vi facevano sedere il birraio incriminato. Passata circa un’ora, se poteva alzarsi con facilità significava che aveva rispettato la legge, altrimenti voleva dire che aveva utilizzato prodotti non idonei, quali appunto la resina che causava un incollamento alla panca del suo fondoschiena. In tal caso, per punizione, veniva immerso in un tino di birra e lasciato in ammollo per un paio d’ore, all’aperto, in un periodo dove la birra si produceva unicamente nei mesi freddi.
Tutto questo per arrivare ai giorni nostri, ad uno dei tanti bicchieri di weizenbier che Anselmo Verrino probabilmente ha bevuto e che lo ha ispirato per la produzione della sua versione. Anselmo vive a Zagarise, provincia di Catanzaro, nella Presila, con una delle arie più pure al mondo. Uno studio scientifico di due ricercatori, esperti mondiali di nanopatologie, assicura che a Zagarise è stata rilevata un’aria più pulita che al Polo Nord. I due scienziati, in giro per il mondo da circa 20 anni, erano in vacanza nei boschi della Sila quando decisero di posizionare l’attrezzatura di rilevamento. Era il 2009 e stavano respirando un’aria a zero inquinamento. In queste terre Anselmo è vissuto ed è quì che ha voluto costruire il suo birrificio che ha chiamato Gladium, aperto dopo tanti sacrifici e tanta costanza nel raggiungere l’obiettivo. Per la sua weizenbier da 5.5 gradi alcolici, la Whitelady, è partito dalle linee guida dello stile per poi produrne una personale versione, andando alla ricerca del giusto lievito che gli permettesse una caratterizzazione che volgesse il naso verso le produzioni americane di questa birra, dove si è cercato un prodotto lontano da sentori di banana e chiodo di garofano, cedendo il passo a frutti come la mela e la pera e dotata sempre di una carbonatazione alta, com’è tipico dello stile. La birra si presenta con un bel colore giallo dorato tenue. Schiuma bianca e soffice, non persistente, effetto che preannuncia una freschezza nella bevuta. Naso intenso di mela verde, pera, limone, spezie dolci, ananas. Bocca piena, fresca, retrogusto di mela molto lungo e rinfrescante. La bevuta è facile e defaticante, piacevole e dissetante. Birra da bere a lunghi sorsi, senza pausa, dopo una giornata pesante per ritrovare la giusta carica per il dopolavoro. Ah, non dimentichiamoci una cosa importante! Di procurarci il classico weizenbecker, il riconoscibilissimo bicchiere a cono, adatto per la svasatura nella parte alta, a controllare l’abbondante schiuma.