L’equilibrio secondo Limen

Articolo uscito il 23 gennaio 2017 a firma di Giuseppe Salvatore Grosso Ciponte su Cronache delle Calabrie.

Il Passo della Limina è una via di comunicazione importante in Calabria. Oltre a separare l’Aspromonte dalle Serre, unisce lo Jonio al Tirreno.  Il Sentiero dei Greci, che consentiva di raggiungere da Locri i centri più importanti come l’attuale Vibo Valentia e Rosarno, passava proprio da questo passo. Ed è facendo due passi dal Tirreno, da Plaesano, frazione di Feroleto della Chiesa, che Nicola Ferrentino incontra sullo Jonio, a Siderno, Angela Alfieri, ora sua moglie e socia in affari di Limen Brewery, il birrificio che prende il nome proprio da quel passo di montagna antico.

Le storie dei birrai sono fra le più disparate, spesso provengono da esperienze che nulla hanno a che fare con il mondo brassicolo, folgorati un giorno da un sorso di birra diverso, oppure iniziando a fare per hobby birra in casa, facendosi poi prendere la mano, occupando porzioni di casa con pentoloni, fermentatori, mulini per macinare, serpentine per raffreddare. Ed è in quel momento che si capisce che il punto di non ritorno è superato, che occorre forse affittare un magazzino da qualche parte, per evitare problemi familiari, oppure aprire un birrificio.

Nicola, dopo 5 anni da homebrewer in Emilia, dove lavorava, nel 2013, sceglie di aprire un birrificio. Ritorna in Calabria per mettere a frutto la sua esperienza brassicola. Nessun finanziamento, nessun contributo. Solo con le loro forze economiche, i due soci si comprano un piccolo impianto da 250 litri. Questa è anche, per alcuni aspetti, la cartina al tornasole di quanto una persone creda e scommetta su questo mondo e su se stesso. Anche qui la politica è quella dei piccoli passi. E i risultati sono di quelli che confermano quanto il giusto contributo umano possa farsi bastare le risorse a disposizione. Le birre che inizia a produrre sono di ispirazione inglese. Quelle bevute tradizionalmente a temperature non molto fredde, non molto carbonate, con poca schiuma. Erano, e sono in Inghilterra ancora, il passatempo dopo il lavoro, prima di tornare a casa, da sorseggiare soli o in compagnia di amici, direttamente spillate dalle tradizionali botticelle una volta in legno, i cask. Birre tanto importanti  che nei primi anni ‘70 crearono un’associazione per la tutela, la valorizzazione e la diffusione della vera birra, “the Real Ale”. L’associazione è il CAMRA, che oggi conta circa 185 mila associati. Per loro una Real Ale è una birra non pastorizzata, non filtrata e maturata in cask e ora anche in bottiglia. Tante persone oggi, quando pensano ad una birra chiara, pensano alla Germania, patria delle lager, ma in realtà la prima birra chiara al mondo è stata prodotta in Inghilterra ed era una birra ad alta fermentazione, una Pale Ale. Fu poi la volta delle Indian Pale Ale (IPA), birre che ebbero la loro fortuna prima all’estero, in quanto alcune Società Inglesi, approfittando dei bassissimi costi di trasporto di merce tramite le navi con destinazione India, spedivano articoli da poi rivendere ai connazionali e tra questi c’era anche una versione di Pale Ale particolarmente alcolica e amara che durante il lungo viaggio subiva un processo di maturazione che la rendeva molto apprezzata. Capita spesso che la fortuna di un prodotto nasca per pura casualità o comunque per una esigenza del momento, senza alcun tipo di strategia iniziale, ma solo per occasioni colte al volo. Occorrono quindi capacità e creatività. Importanti tavole rotonde italiane, quando si cercava di proporre una definizione legale di birra artigianale, facevano sempre emerge l’importanza dell’apporto del birraio proprio in termini di creatività e, quindi, carattere del prodotto.

Le birre prodotte da Limen Brewery non sono solo corrette, hanno anche quel carattere di cui parlavamo. La prima nata in birrificio è stata proprio una profumata Pale Ale, con caratterizzanti note di malto, resinosa, ben bilanciata. Subito dopo arriva iil prodotto di punta del birrificio, una IPA, una birra da 6.6 gradi alcolici, quella con un marcia in più, che si porta un sostanzioso bagaglio della tradizione inglese mettendoci dentro una profumata nota agrumata data dai luppoli americani Simcoe e Cascade. Quindi una birra inglese che vive in America: una Yankee. La birra si presenta di color ambra, con qualche riflesso ramato. La schiuma, di grana fine, forma un abbondante cappello dall’aspetto pannoso, che permane a lungo nel bicchiere. La bevuta è caratterizzata da un ingresso maltato di biscotto e caramello ben supportato dalla luppolatura agrumata e resinosa, che prosegue con un buon taglio amaro non invadente a bilanciare la dolcezza iniziale, per concludersi con una lieve secchezza finale che invoglia al sorso successivo. Il corpo medio-leggero, la carbonazione non eccessiva e la struttura della birra agevolano la bevuta.

Una crescita brassicola calabrese è possibile!

Fior ‘i maju e Birra Savuco

Fior ‘i maju e Birra Savuco di Maltonauta

Pane, trebbie e fantasia

Il tutto parte dallo ‘stappo’ di una Westvleteren 8 comprata in un mio viaggio in Belgio con Kuaska, nel 2015, del quale ho parlato in questo articolo. Appartenendo io alla schiera delle persone che non…

BeerCalabria 2019

Il 3 Aprile sono stati proclamati i vincitori di BeerCalabria 2019, la prima edizione del concorso regionale calabrese dedicato alle birre artigianali.

La Varchiglia e il Corso di mezzo

Più e più volte, quasi all’infinito, mi sono arrampicata su per Corso Telesio, che divide e corre a metà e in mezzo, nella storica e vecchia città, di età e di aspetto. Un’opera al Teatro…

Bark
Beer&BBQ

Presentiamoli subito, Daniel D’Alù e Alice Agostino. “Nice to meet you”. Si, è proprio il caso di dirlo. Perché al Bark i piatti parlano inglese, americano per la precisione. Beer & bbq recita il claim del locale…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *