L’incontro fatale con le birre belghe porta Marco a Bristol
Articolo uscito il 23 gennaio 2017 a firma di Giuseppe Salvatore Grosso Ciponte su Cronache delle Calabrie.
Questa è la prima parte di un diario di viaggio. Pochi giorni, ma intensi, trascorsi in Inghilterra. Alla scoperta di pub e birrifici sia importanti che promettenti. L’occasione di un gruppo di amici, accomunati dalla passione per la birra artigianale, di dare ancora più senso a tante bevute, letture e racconti. Tutto ruota, da un po’ di tempo a questa parte, intorno a Beerstream, associazione culturale di Cosenza che conta oltre 150 associati e che organizza da due anni incontri, quasi a cadenza settimanale, che vertono su visite di birrifici, degustazioni e corsi per homebrewer. L’inghilterra è una tappa obbligata per chi ama la birra. Non si può non visitare la terra del pub. Un luogo che esiste da prima della nascita di Cristo. In principio fu l’invasione romana, poi la costruzione di villaggi, le vie di comunicazione e le prime taverne che dissetavano, soprattutto con il vino, i legionari di passaggio. Molti di questi luoghi di rifocillamento vennero rilevati dai birrifici locali, scalzando ogni altra bevanda, diventando alehouse, beerhouse, public house, pub.
Quindi fascino, storia, cultura, non solo birraria, impregnano gli arredamenti in legno di tanti storici pub dove usavano fermarsi influenti personaggi, anche politici, del tempo. Ancora oggi, nei piccoli centri, ne esistono frequentati da clienti di vecchia data, e vedere una persona nuova suscita stupore, curiosità, fino ad arrivare all’infastidimento a volte, quando il novizio, sfortunatamente, occupa il posto di un cliente abituale. Oggi, nei centri più importanti, i pub aprono anche in ex capannoni, con un arredamento post-moderno e le spine sistemate in modo inusuale.
La nostra visita è iniziata nella bella città di Bristol, a due ore di treno da Londra. La quarta città più visitata dagli inglesi. Conosciuta per la musica trip hop, Massive Attack su tutti, la street art, basti citare Bansky, uno stupendo festival delle mongolfiere e per la birra artigianale, Moor Brewery in testa.
La prima pagina di questo diario potrebbe iniziare con… “Caro diario, oggi, 20 gennaio 2017, sono arrivato con i miei amici, Vincenzo, Luca e Antonio, a Bristol. Appena posate le valigie in albergo ci siamo fiondati all’appuntamento con Marco Sposato, presentatomi da Valentina l’estate scorsa. Marco è cosentino ed è diventato nel giro di poco tempo un personaggio importante nella scena birraria della città e di tutto il sud dell’Inghilterra.”
Marco lavora al The Beer Emporium, aperto nell’Agosto del 2013 in un edificio di “Grade II listed building”, leggasi di grande interesse storico. In questo locale si affinavano in passato il vino e il rum importato. La sua passione per la birra nasce, nei primi anni del 2000, al Beat, locale storico cosentino in piazza Duomo, dove lavora per qualche anno, insieme a suo fratello. Qui conosce le birre belghe. Lo affascina la cerimonia del servizio sia in bottiglia che alla spina. Gli piace la cura legata al prodotto. Dopo un breve periodo in Puglia è la volta di Sydney, dove continua a lavorare nei locali. Qui diventa amico di un ragazzo di Bristol che gli dà l’opportunità di trasferirsi nella città inglese. Risponde ad un annuncio di ricerca di personale del The Beer Emporium e inizia a lavorare in sala dove emerge subito la sua passione e voglia di crescere. Dopo poco tempo gli viene affidata la gestione del beershop al piano superiore, temporaneamente chiuso per mancanza di personale adeguato, e dopo 5 mesi, nel 2014, lo store vince come “Best South Retailer 2014”, miglior beershop del sud dell’Inghilterra, con le sue oltre 200 etichette, e premiato a Londra durante la “Celebrate British Beer Awards”. La crescita è esponenziale, lavora in cantina diventando esperto nella gestione dei cask che alimentano le dodici spine, senza contare le altre 12 con fusti ‘moderni’, di tipo keg. Oggi è deputy general manager, ruolo di responsabilità che lo affascina e lo stimola a fare sempre meglio.
La scena di Bristol è vivacissima. C’è molto da divertirsi. Con gli oltre dieci birrifici e pub ‘concorrenti’ a due passi, che aiutano a tenere vivo tutto il movimento birrario. A pochi metri ci sono lo Small Bar e il The Volley, che con il The Beer Emporium, formano quello che in città chiamano il triangolo delle Beermuda, per il fatto che i tre proprietari sono anche amici e frequentatori delle Bermuda appunto.
Dopo una esaustiva lezione di Marco sulla gestione dei cask in cantina, che già ripaga il viaggio fatto, la curiosità va ad una tap list (lista delle birre alla spina) che inebria solo a scorrerla con gli occhi: fra le tante, Moor, Arbor, Bristol Beer Factory, New Bristol Brewery, Lost&Grounded, Left Handed Giant. Ma la cosa che più stupisce, ogni volta che si ritorna in Inghilterra, è la bevuta di queste ‘calde’ e poco gassate birre in cask, le Real Ale, alle quali ci si abitua già alla prima pinta.
“Caro diario, oramai mi sento un vero British man”. Cheers!