Quasi panelle, pomodori e figlie belle.
Adoro il pomodoro. Fresco, polposo, succoso, appena raccolto. In conserva, a pezzi, in salsa, pelato. Cucinato, arrosto, fritto, in pastella. Sott’olio, seccato al sole. Belmonte, costoluto, cuore di bue, ramato, San Marzano. Piennolo, ciliegino, datterino, perino. Giallo, rosso, verde, viola…
Sulle antiche mappe segnerei la “via del pomodoro”.
E le sue infinite contraddizioni: porta acidità, è un antitumorale, fa aumentare la cellulite, protegge la retina e la vista. La buccia va setacciata affinchè siano efficaci i nutrienti. Per assimilare le vitamine meglio mangiarlo crudo. Più cuoce e più sprigiona l’antiossidante licopene. Del pomodoro non si butta via nulla, e poi via i semi, perché fanno male ai reni, ma recupera l’acqua perché quella fa bene.
In insalata o un bell’estratto? Meglio masticarlo o berlo? Quale, sarà più adatto? La lotta fra cuscini di piume porta all’immancabile sbAM! Aleggianti sospese nell’aria a migliaia, e tutto tace…
Sì, adoro il pomodoro e continuerò a mangiarlo. A morsi appena raccolto. Strofinato sulla fette di pane. Servito al piatto. Tolgo i semi, sì, recupero l’acqua, sì, setaccio ben ben la buccia, perché biologico, sì. Cotto, ne riempio bottiglie e barattoli. Ogni volta che ne aprirò uno, sarà il ‘tac!’ del picciolo appena staccato, e lo ‘frsss!’ del fruscio delle foglie, fra le canne, mosse dal vento. Non di un coperchio e di un sottovuoto.
La farina di ceci, idratata per un paio d’ore, con acqua, sale, prezzemolo e un filo d’olio, si presta bene a fare da pastella. Ne ricavo, in una piccola padella antiaderente, tante sfoglie che condisco con la salsa di pomodoro e il formaggio di latte di pecora biologico, formando una lasagnetta proteica, saporita, leggera.
Da far tirare sulla fiamma e gratinare in forno in una adeguata pentola. La “sfoglia”, così, assorbirà l’umidità della salsa e le proteine del formaggio che, insieme alla dolcezza dei ceci e all’acidità del pomodoro, le doneranno un gusto e una consistenza inaspettate.
Ogni boccone, terrà le piume sospese nell’aria e quando col dito ruberemo una piccola scarpetta dal piatto, scenderanno all’istante e ci troveremo in un caos, inevitabilmente, in un colpo.