Un viaggio a Bamberga, la birra è statistica
Bamberga, patria della birra a bassa fermentazione che fa la differenza. Perno di una cultura birraria che si respira nell’aria, basta passare vicino Weyermann (una delle malterie più importanti al mondo).
Portabandiera di abitudini d’altri tempi, dove si inizia a sorseggiare birra al mattino e
si continua fino a tarda sera, con la costanza di chi raggiunge un consumo medio annuo pro capite di 300 litri. In Franconia bere birra non è una festa, è vita, e la si affronta con grande pazienza. Bamberga è bella: con i suoi sette colli come Roma (ma anche come Cosenza 🙂 ), architettonicamente incantevole, graziata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale dal mantello steso sulla città da santa Cunegonda (così vuole la legenda). Con un duomo dei primi del mille, con opere sparse per la città come un Botero o un Mitoraj (anche qui parallelo con Cosenza e il suo museo all’aperto? 🙂 ). Insomma non è una città solo per bevitori ‘seri’ di birra, ma anche per famiglie.
Tre giorni, per chi prende la cosa sul serio, bastano per avere un quadro di cosa succede in questa città, capire cosa sia una vera birra a bassa fermentazione e cosa può dare la sua bevuta in termini di esperienza sensoriale. In compagnia di amici di birra collaudati e di lunga carriera, mi sono avventurato, e ho coinvolto tutti, in un tour guidato in gran parte dai consigli di Colonna, o meglio, dal suo prezioso libro, Birra in Franconia. In effetti, conoscendo Colonna solo per fama, avendoci scambiato giusto qualche volta due chiacchiere, e concessami un’intervista, è stato un modo per valutarne la sua credibilità (ahahahah… Manuele scherzo, ovviamente). Essendo arrivati a Bamberga per pranzo, ci siamo fiondati subito da Spezial, recitando la famosa frase “A U” (Ein U: una Ungespundet, birra chiara) e subito a seguire carne a volontà (in effetti per tutti i tre giorni abbiamo mangiato quasi sempre pietanze a base di carne, a parte un piccolo fuoripista di patata al forno con salsa acida e insalata).
E le birre? La mia entusiastica idea iniziale prevedeva di essere molto puntuale sulle singole bevute e sui singoli sorsi, ma mi sono ricreduto. Perché? Perché centra la statistica: non si può avere un giudizio su una birra di quel birrificio solamente bevendone un bicchiere in un sol giorno e a quel tavolo. Occorre mediare, campionare… Questo lo dico a chi spara a zero sul web su una bottiglia, forse sfortunata, bevuta una sola volta. Occorre insomma bere un ‘pochetto’. Ne ho bevute in più locali e anche dello stesso produttore e il risultato a volte cambiava notevolmente. Una birra bevuta direttamente nel ristorante (Gastehaus) del birrificio era magnifica, la stessa birra bevuta in un locale diverso era fortemente difettata (vomitino di lattante, o per i più delicati acido butirrico e isovalerico) e la cosa incredibile era che nessuno sembrava interessarsene. Occorre quindi abbandonare l’idea romantica del luogo fantastico dove le birre escono dalle fontane e sono tutte nella forma più smagliante possibile. La birra è statistica. E se la percentuale di birre buone è alta, allora in quella regione si fa buona birra ed è proprio il caso della birra di Bamberga. Ho trovato il mio paradiso ideale da Mahr’s: birre con grandi bicipiti, in un corpo poco nerboruto ma di grandi prestazioni, partono subito con lo sprint, ti danno uno schiaffo in faccia e ti fanno capire che quelle sono buone birre. E per la mia personale classifica statistica: loro (di Mahr’s) è la migliore U (Hefetrubes Lagerbier), loro è la migliore Hell. La migliore Rauchbier è la Spezial, più chiara della Schlenkerla, meno affumicata, più godibile sulla lunga bevuta e in occasioni tipo fine serata. Per una buona Schwartz (birra scura) invece mi sono allontanato un po’ da Bamberga, sono arrivato a Forchheim, e bevutane una di Neder Brauerei, e anche la Pils ne è valsa il viaggio.
Altro fattore importante, per chi fa tanta indagine statistica? I prezzi! Una birra da 50 cl al prezzo di circa 2.90€.
Tante altre cose potrei dire. Ma tutto è opinabile e tutto è controvertibile. Basta una sola, unica, bevuta e tutto crolla. Sicuro è che si sta già pianificando il ritorno a Bamberga.
E ora titoli di coda. Le persone che ho coinvolto senza fatica alcuna in questo viaggio sono: Vincenzo, presidente di Beerstream (di cui mi onoro esserne uno dei soci fondatori), Francesco, già compagno di viaggio a Bruxelles (guidati da Kuaska), Nicola, birraio e proprietario di Limen Brewery e Antonio, appassionato di birra come pochi.